È festa in Irpinia. Una festa sognata per tanto tempo, da quelll'ormai lontano dicembre 2010 che vide la sospensione della linea ferroviaria Avellino Ponte Santa Venere/Rocchetta, la storica ferrovia voluta da Francesco De Sanctis alla fine dell'800. È festa ed è giusto che sia così, poi ci sarà il tempo delle rilfessioni, delle polemiche, del rimboccarsi le maniche per dare un futuro a questa storica linea turistica che potrebbe essere il volano per l'intero territorio che su di essa gravita e non solo. Non sono mai stato bravo ad analizzare in maniera approfondita determinati fenomeni legati e guidati soprattutto da logiche politiche ed amministrative e non inizierò adesso. È festa, ed alla festa abbiamo partecipato nella giornata di sabato, cercando, nel nostro piccolo, di contribuire. Ho fatto la scelta di non salire sul treno. Quel viaggio l'ho fatto già tante volte, quando il treno Irpino del paesaggio andava a morire ed i suoi vagoni erano desolatamente vuoti ma quella mancanza di viaggiatori ha permesso di percorrere la ferrovia in totale raccoglimento con il paesaggio che lento scorreva dai finestrini. Sono salito su quel convoglio per la prima volta nel settembre del 2009 ed, idealmente, non sono più sceso. Probabilmente è stato proprio quel primo viaggio a farmi innamorare del territorio in cui sono nato già attraversato, fino ad allora, tante volte in Vespa, tante di quelle volte da aver perso il conto, un conto tenuto a malapena dal contachilometri della mia PX che ormai ha superato da poco i 150.000 km, quasi quattro volte il giro del mondo lungo l'equatore, un'unità di misura tirata fuori dal grande Giorgio Bettinelli in uno dei suoi diari di viaggio. È vecchia la mia Vespa, non è storica, è sporca, ammaccata, arrugginita ma la sua anima, il suo spirito sono giovani, splendenti ed entusiasmanti come il primo giorno che si perde nella metà degli anni Ottanta dello scorso secolo. Quindi siamo saliti in sella, io e la mia dolce metà che ancora dopo una vita insieme asseconda il mio strampalato modi di affrontare questa esistenza che viviamo in due (ma ormai in quattro) con amore ed incoscienza, spingendoci e tirandoci a seconda dei periodi. Avevo fatto un appello nei giorni precedenti, cosa mai fatta in vita mia perchè non mi piace provare a convincere le persone a fare delle “cose”, ma stavolta mi sarebbe piaciuto che uno sciame di vespe avesse accompagnato lo sferrragliare del treno lungo il suo tragitto. Ero talmente convinto di questa cosa che circa 15 giorni fa ho percorso un tragitto ideale che passasse il più vicino possibile alla ferrovia, scovando i posti più belli e suggestivi dove fermarsi a scattare qualche fotografia, e ringrazio, di vero cuore, chi si è fidato di me ed ha avuto voglia di seguirmi. Alle 9,00 siamo pronti per metterci in marcia, ma prima un'ottima colazione dal Caporale è d'obbligo perchè stiamo partendo belli “asciutti asciutti” senza nemmeno una bottiglia d'acqua fiduciosi che nell'arco della giornata troveremo il modo per soddisfare l'appetito che prima o poi arriverà e soprattutto per rinfrescare la gola assetata di tutto ciò che sia possibile assaggiare. Intorno alle 9,30 siamo in stazione e chiaramente non c'è un buco che sia uno per parcheggiare ma noi, per quanto piccoli siamo, un anfratto lo troviamo subito e in men che non si dica siamo parte della festa. Subito all'ingresso i volti degli artefici di questa storica giornata tra cui Francesco Celli e Francesco Rodia e tanti amici, tra cui Mario Pagliaro, che non si sono lasciati sfuggire l'occasione di essere presenti anche solo per curiosare sui marciapiedi della stazione gremita di gente. Logicamente c'è il palco delle autorità, con tutta la gerarchia politica che ci si possa immaginare, nessuno escluso visto che tra pochi giorni si vota per le comunali della città capoluogo, e anche per questo motivo eviteremo di fare nomi.... vuoi vedere che qualcuno mi accusi di essere di parte?? La mia (di parte) l'ho fatta, e vedo i ragazzi con le pettorine gialle delle FS distribuire la brochure che accompagnerà i viaggiaotir sul treno e che ho realizzato con tutto l'amore ed entusiasmo che si possa mettere in una cosa che devi fare. Non me ne vogliate se avete trovato degli errori, delle imperfezioni, ma non ci fermiamo qui e la renderemo ancora più bella. Spunta l'ottimo ed egregio ing. Massimo Mancini, amico di una vita, ed anche lui ha fatto il grosso di un lavoro sommerso che probabilmente non conoscerà mai nessuno, professionale e discreto come è sempre stato. Chi invece ha deciso di sobbarcarsi l'intero viaggio A/R con famiglia a seguito è un altro ing. Che risponde al nome di Massimiliano“Doctor” Rogata, con il suo pargolo iperattivo che non vede l'ora di partire. Tanti i bambini, tante le famiglie, tanto l'entusiasmo che riesco a cogliere negli occhi di chi è qui con la voglia di esserci. Saluti di rito, blabla di conseguenza, la parola anche ai vertici delle FS comunque hanno assecondato questa avventura e si va, ma noi abbiamo lasciato la stazione già da qualche minuto con destinazione il ponte sul Sabato ad Atripalda dove il treno farà il primo dei suoi passaggi spettacolari. C'è tanta gente sotto il ponte, qualcuno attrezzato per le foto, altri solo incuriositi da quella strana animazione li sotto in un normale sabato di tarda primavera che si sta trasformando nella giornata più calda di questo primo scorcio di 2018. Il treno è preceduto, nel suo lento incedere, da una serie di fischi che ne annunciano l'arrivo e sbuca dal ponte in curva ad una velocità che rasenta lo zero con il suo carico di passeggeri festanti affacciati dai finestrini anche loro intenti a scattare e riprendere. Parte un applauso spontaneo da parte di tutti i presenti e dagli abitanti della zona affacciati ai balconi che ormai non avevano più la presenza di quel treno che in alcuni punti sembra entrargli nelle case. Subito ci muoviamo in direzione di San Potito per imboccare la vecchia Ofantina passando sotto il ponte di Parolise chiuso al traffico da qualche giorno che costringerà tutti gli irpini ad un bel po' di disagi nei prossimi mesi. Imbocchiamo la SP88 che conduce a Lapio che sfioriamo solamente avendo deciso di fermarci poco lontano dalla stazione di Taurasi e non sotto ponte Principe e incontrando nel punto stabilito gli amici del mio Vespa Club Leoni Rossi di Grottaminarda che hanno raccolto l'invito fatto sul web: Teresa , Nik, Raffaele, Antonio ed altri due amici, che mi perdoneranno, di cui non ricordo i nomi. In quel punto però c'è anche molta altra gente appostata con macchine fotografie per immortalare il momento. Oltre Ponte Principe si vede anche la stazione di Lapio ed è piena di gente in attesa. Il treno arriva facendo un ampia curva e poi perdendosi nella vegetazione prima di fermarsi e, anche se siamo lontani, si sentono distintamente le voci di chi era in attesa e le note dell'inno d'Italia che rieccheggerano un po' in tutte le stazioni. I miei compagni di viaggio vespisti sono tutti belli carichi di allegria ed entusiasmo, così si monta a “Cavallo” e giù fino alla stazione di Taurasi dove c'è talmente tanta confusione che decidiamo di spostarci sotto il ponte della zona industriale di San Mango dove schieriamo le Vespe nell'attesa del passaggio del convoglio che ci saluta fischiando. Di nuovo in moto e via verso Luogosano cazzeggiando e strombazzando come nel più bello dei raduni. Anche qui tanta gente ma noi siamo dall'altra parte della stazione quindi decidiamo di proseguire verso Paternopoli/Castelfranci fermandoci di tanto in tanto vicino alle stracariche piante di ciliegie per farne una scorpacciata (e su una c'era anche la signora che le raccoglieva e che nessuno aveva visto infrattata tra le foglie) per poi scendere a Ponteromito dove si uniscono a noi Santolo eRenata Proseguiamo fino al km 40+595 della ferrovia dove c'è il passaggio a livello/abitazione di Antonio e Annalisa. Ci fermiamo alla sbarra che chiude la strada proprio per permettere il passaggio del treno in sicurezza e restiamo li a chiacchierare con tutta la famiglia nell'attesa della carovana ferroviaria che viene preannunciata dal fischio e dal sollevarsi di una nuvoletta azzurrrina che si solleva ed espande sui binari quasi come la ferrovia volesse scrollarsi di dosso la polvere accumulata da quasi dieci anni di oblìo. Passa il treno, lentamente, salutando e intanto noi, rifocillati e riposati riprendiamo il nostro percorso con l'aggiunta di Carolina che prende posto sulla Vespa di Raffaele. Ora siamo in undici, proprio una bella squadra. Stiamo per imboccare l'Ofantina quando mi ricordo che li, a 300 mt c'è il nostro “Leone” meccanico con la sua iperattrezzata officina e punto vendita di motocicli. Decido che è giusto passare a salutarlo e così ci fermiamo davanti al cancello di Auriemma Motors ed il papà di Gaetano ci apre il cancello che ci permette di sciamare nel parcheggio. Gaetano è li con tutta la famiglia e ci saluta affettuosamente mentre i ragazzi approfittano per dare un occhio in giro e scovare una splendida vespa nera con targa svizzera ferma li davanti che Gaetano ha appena finito di restaurare. Un gioiello unico! Ancora qualche chiacchiera e poi è ora di muoversi, il treno non aspetta più di tanto ed imbocchiamo l'Ofantina fino all'uscita di Nusco. Lungo tutto il tragitto c'è gente appostata in ogni dove ad aspettare il passaggio e questo scandisce anche i tempi della nostra “corsa”: se le persone aspettano il treno non è ancora passato, altriemnti siamo in ritardo e dobbiamo recuperare. Incrociamo le carrozze ancora alla stazione di Campo di Nusco e poi di corsa verso Lioni dove ci sarà una sosta di un paio d'ore. Qui la gente è tantissima, all'esterno della stazione la Coldiretti ha allestito una serie di stand con prodotti tipici del territorio per rifocillare i viaggiatori e noi ne approfittiamo per un ottimo panino con la porchetta. Ancora un po' di girovagare tra le bancarelle e poi decidiamo con Valentinadi recarci al pub li vicino dove finalmente escono fuori delle birre fredde al punto giusto e dove facciamo un attimo il punto della situazione di quanto accaduto fino ad ora. Arriva anche Pietro, su di giri, felice come un pargolo con la sua scatola del trenino elettrico appena ricevuta in regalo ed è una cosa fantastica farsi coinvolgere dal suo entusiasmo contagioso. Sono ormai quasi le 15 e questa sarabanda va avanti da 5 ore e siamo ancora lontani dal traguardo. Si riparte, direzione Conza. Sulle sponde del lago la solita coinvolgente fascinazione ambientale induce a rallentare e godere di quel panorama. Incrociamo le vacche di Ennio, conosciuto nel giro precedente e poco dopo eccolo spuntare nei pressi della sua abitazione. Ci fermiamo a salutarlo e anche lui è contento di vedere un bel gruppo di persone che gli chiede di tutto e di più e non si lascia pregare per qualche foto insieme. Ciao Ennio alla prossima. Si va, ma su un avvallamento un po' più “avvallato” degli altri alla mia vespa si stacca la marmitta dal blocco motore trasformandola in un jet supersonico. Fermata obbligata per porre rimedio al più insulso dei problemi, risolto in pochi minuti anche grazie all'aiuto di Raffaele e di qualche “cavicio” ben assestato per rimettere la marmitta al suo posto che scotta come la lava di un vulcano. Ci infiliamo lungo la stradina più dissestata d'Europa per cogliere il treno in uno dei suoi passaggi più belli ma arriviamo praticamente insieme e sfuma un po' l'effetto panoramico della cosa. Allora si torna indietro ma prima salutiamo Nik, Antonio e gli altri che tornano verso casa. Buona strada ragazzi e grazie della compagnia. Proseguiamo io, Raffaele e Santino con le rispettive “zavorrine” scendendo di nuovo sull'Ofantina e aumentando l'andatura perchè il treno ci è davanti. Cerco di individuare la traversa che conduce alla fermata di San Tommaso del Piano, ultima tappa dove vorrei scattare qualche foto prima di Rocchetta, ma non riesco ad individuala così proseguiamo spediti verso lo svincolo di Rocchetta scalo dove giungiamo insieme al treno che sotto di noi fischia e sferraglia alla grande prima di fermarsi lungo il marciapiede brulicante di gente e con la solita grande banda musicale ad accoglierlo. Tripudio totale, con grandi sorrisi e viaggiatori un po' stravolti, ma l'Avellino/Rocchetta è questa, o la ami o la odi. Anche qui generosa accoglienza con cibi locali e vino, bianco, rosso, tanto, tantissimo, che va giù che è un piacere. Frenesia lungo il convoglio. Si sale, si scende, foto, balli, canti, schiamazzi, qualcuno prova a lamentarsi di qualsiasi cosa ma nessuno gli da ascolto, ripeto o la ami o la odi. Ma è già tempo di andare e quindi di nuovo in assetto di viaggio. Dico a Santino che voglio fare ancora qualche foto e mi avvio per la strada. Ora procediamo proprio affianco al treno salutando Antonio ed altri amici che ci riconoscono dal finestrino, ma ormai la mia Vespa è abbastanza riconoscibile in ogni metro quadrato di questo splendido territorio. Accelero per provare di nuovo a fermarmi alla stazioncina che abbiamo saltato prima e stavolta becco la traversina che conduce fin li ed è stranamente molto animata da.... una sposa che sta organizzando le sue foto in attesa del treno. Siamo solo io e Catia e portiamo il solito scompiglio avvisando i fotografi che il treno sta arrivando e intrufolandoci negli scatti agli sposi come solo noi sappiamo fare. Passato il treno, passata la festa, quindi ancora un po' di fastidio in qualche foto (perdonateci, ma spero ci mettiate nell'album con voi) e poi via, auguri e felicità. Riprendiamo la strada. Gli altri in Vespa ci hanno passati, li ho sentiti mente eravamo in stazione ma non avrebbero mai potuto vederci. Ci ritroviamo alla stazione di servizi nei pressi di Calitri. Per me la caccia al treno è terminata, ora c'è tutta la calma per poter rientrare a casa. Perdiamo ancora qualche minuto a parlare prima di salutare Santino e Renata che con la GTS300 ripartono prima di noi vecchi e lenti PX d'annata (e dannati). Riprendiamo il cammino e lungo le sponde del lago (stavolta sul lato opposto) ancora qualche minuto da dedicare ai paesaggi e alle vacche e pecore che bucolicamente pascolano ignare di questo trambusto che ha attraversato l'Irpinia. Ormai sono passate le 19 e il sole, ancora alto, non da più il calore di qualche ora prima. Ci accorgiamo di essere rossi come dei gamberetti con le nostre belle abbronzature a mezze maniche ma adesso è ora di infilare i giubotti. A Montella anche Raffaele e Carolina ci lasciano e riprendiamo la strada verso casa nella beata solitudine. Di nuovo passaggio per San Potito dove Catia intravede Maria Rosaria con cui ci fermiamo a chiacchierare e che è insieme alla sorella Gina a cui è un piacere stringere la mano di persona dopo tutto quello che ha sofferto. Grande Gina, coraggio e in bocca al lupo!! Ancora qualche chilometro e siamo nel caos della città, gli spazi sconfinati e il silenzio rotto solo dal ronzio dei motori ormai sono lontani. Giungiamo a casa verso le 20,15 e la discesa del garage ha sempre un che di malinconio, ma la giornata è stata fantastica soprattutto grazie all'entusiasmo che tutte le persone che erano in giro, in un modo o nell'altro, hanno messo in campo, creando una sorta di contagio collettivo che spero sia in grado di scuotere dal torpore la popolazione di questi territori, a mio avviso, assopita da troppo tempo. PS. Anche oggi (27 maggio) il treno è in giro, andate a vederlo, e buon viaggio a tutti!!
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Gennaio 2019
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