È festa in Irpinia. Una festa sognata per tanto tempo, da quelll'ormai lontano dicembre 2010 che vide la sospensione della linea ferroviaria Avellino Ponte Santa Venere/Rocchetta, la storica ferrovia voluta da Francesco De Sanctis alla fine dell'800. È festa ed è giusto che sia così, poi ci sarà il tempo delle rilfessioni, delle polemiche, del rimboccarsi le maniche per dare un futuro a questa storica linea turistica che potrebbe essere il volano per l'intero territorio che su di essa gravita e non solo. Non sono mai stato bravo ad analizzare in maniera approfondita determinati fenomeni legati e guidati soprattutto da logiche politiche ed amministrative e non inizierò adesso. È festa, ed alla festa abbiamo partecipato nella giornata di sabato, cercando, nel nostro piccolo, di contribuire. Ho fatto la scelta di non salire sul treno. Quel viaggio l'ho fatto già tante volte, quando il treno Irpino del paesaggio andava a morire ed i suoi vagoni erano desolatamente vuoti ma quella mancanza di viaggiatori ha permesso di percorrere la ferrovia in totale raccoglimento con il paesaggio che lento scorreva dai finestrini. Sono salito su quel convoglio per la prima volta nel settembre del 2009 ed, idealmente, non sono più sceso. Probabilmente è stato proprio quel primo viaggio a farmi innamorare del territorio in cui sono nato già attraversato, fino ad allora, tante volte in Vespa, tante di quelle volte da aver perso il conto, un conto tenuto a malapena dal contachilometri della mia PX che ormai ha superato da poco i 150.000 km, quasi quattro volte il giro del mondo lungo l'equatore, un'unità di misura tirata fuori dal grande Giorgio Bettinelli in uno dei suoi diari di viaggio. È vecchia la mia Vespa, non è storica, è sporca, ammaccata, arrugginita ma la sua anima, il suo spirito sono giovani, splendenti ed entusiasmanti come il primo giorno che si perde nella metà degli anni Ottanta dello scorso secolo. Quindi siamo saliti in sella, io e la mia dolce metà che ancora dopo una vita insieme asseconda il mio strampalato modi di affrontare questa esistenza che viviamo in due (ma ormai in quattro) con amore ed incoscienza, spingendoci e tirandoci a seconda dei periodi. Avevo fatto un appello nei giorni precedenti, cosa mai fatta in vita mia perchè non mi piace provare a convincere le persone a fare delle “cose”, ma stavolta mi sarebbe piaciuto che uno sciame di vespe avesse accompagnato lo sferrragliare del treno lungo il suo tragitto. Ero talmente convinto di questa cosa che circa 15 giorni fa ho percorso un tragitto ideale che passasse il più vicino possibile alla ferrovia, scovando i posti più belli e suggestivi dove fermarsi a scattare qualche fotografia, e ringrazio, di vero cuore, chi si è fidato di me ed ha avuto voglia di seguirmi. Alle 9,00 siamo pronti per metterci in marcia, ma prima un'ottima colazione dal Caporale è d'obbligo perchè stiamo partendo belli “asciutti asciutti” senza nemmeno una bottiglia d'acqua fiduciosi che nell'arco della giornata troveremo il modo per soddisfare l'appetito che prima o poi arriverà e soprattutto per rinfrescare la gola assetata di tutto ciò che sia possibile assaggiare. Intorno alle 9,30 siamo in stazione e chiaramente non c'è un buco che sia uno per parcheggiare ma noi, per quanto piccoli siamo, un anfratto lo troviamo subito e in men che non si dica siamo parte della festa. Subito all'ingresso i volti degli artefici di questa storica giornata tra cui Francesco Celli e Francesco Rodia e tanti amici, tra cui Mario Pagliaro, che non si sono lasciati sfuggire l'occasione di essere presenti anche solo per curiosare sui marciapiedi della stazione gremita di gente. Logicamente c'è il palco delle autorità, con tutta la gerarchia politica che ci si possa immaginare, nessuno escluso visto che tra pochi giorni si vota per le comunali della città capoluogo, e anche per questo motivo eviteremo di fare nomi.... vuoi vedere che qualcuno mi accusi di essere di parte?? La mia (di parte) l'ho fatta, e vedo i ragazzi con le pettorine gialle delle FS distribuire la brochure che accompagnerà i viaggiaotir sul treno e che ho realizzato con tutto l'amore ed entusiasmo che si possa mettere in una cosa che devi fare. Non me ne vogliate se avete trovato degli errori, delle imperfezioni, ma non ci fermiamo qui e la renderemo ancora più bella. Spunta l'ottimo ed egregio ing. Massimo Mancini, amico di una vita, ed anche lui ha fatto il grosso di un lavoro sommerso che probabilmente non conoscerà mai nessuno, professionale e discreto come è sempre stato. Chi invece ha deciso di sobbarcarsi l'intero viaggio A/R con famiglia a seguito è un altro ing. Che risponde al nome di Massimiliano“Doctor” Rogata, con il suo pargolo iperattivo che non vede l'ora di partire. Tanti i bambini, tante le famiglie, tanto l'entusiasmo che riesco a cogliere negli occhi di chi è qui con la voglia di esserci. Saluti di rito, blabla di conseguenza, la parola anche ai vertici delle FS comunque hanno assecondato questa avventura e si va, ma noi abbiamo lasciato la stazione già da qualche minuto con destinazione il ponte sul Sabato ad Atripalda dove il treno farà il primo dei suoi passaggi spettacolari. C'è tanta gente sotto il ponte, qualcuno attrezzato per le foto, altri solo incuriositi da quella strana animazione li sotto in un normale sabato di tarda primavera che si sta trasformando nella giornata più calda di questo primo scorcio di 2018. Il treno è preceduto, nel suo lento incedere, da una serie di fischi che ne annunciano l'arrivo e sbuca dal ponte in curva ad una velocità che rasenta lo zero con il suo carico di passeggeri festanti affacciati dai finestrini anche loro intenti a scattare e riprendere. Parte un applauso spontaneo da parte di tutti i presenti e dagli abitanti della zona affacciati ai balconi che ormai non avevano più la presenza di quel treno che in alcuni punti sembra entrargli nelle case. Subito ci muoviamo in direzione di San Potito per imboccare la vecchia Ofantina passando sotto il ponte di Parolise chiuso al traffico da qualche giorno che costringerà tutti gli irpini ad un bel po' di disagi nei prossimi mesi. Imbocchiamo la SP88 che conduce a Lapio che sfioriamo solamente avendo deciso di fermarci poco lontano dalla stazione di Taurasi e non sotto ponte Principe e incontrando nel punto stabilito gli amici del mio Vespa Club Leoni Rossi di Grottaminarda che hanno raccolto l'invito fatto sul web: Teresa , Nik, Raffaele, Antonio ed altri due amici, che mi perdoneranno, di cui non ricordo i nomi. In quel punto però c'è anche molta altra gente appostata con macchine fotografie per immortalare il momento. Oltre Ponte Principe si vede anche la stazione di Lapio ed è piena di gente in attesa. Il treno arriva facendo un ampia curva e poi perdendosi nella vegetazione prima di fermarsi e, anche se siamo lontani, si sentono distintamente le voci di chi era in attesa e le note dell'inno d'Italia che rieccheggerano un po' in tutte le stazioni. I miei compagni di viaggio vespisti sono tutti belli carichi di allegria ed entusiasmo, così si monta a “Cavallo” e giù fino alla stazione di Taurasi dove c'è talmente tanta confusione che decidiamo di spostarci sotto il ponte della zona industriale di San Mango dove schieriamo le Vespe nell'attesa del passaggio del convoglio che ci saluta fischiando. Di nuovo in moto e via verso Luogosano cazzeggiando e strombazzando come nel più bello dei raduni. Anche qui tanta gente ma noi siamo dall'altra parte della stazione quindi decidiamo di proseguire verso Paternopoli/Castelfranci fermandoci di tanto in tanto vicino alle stracariche piante di ciliegie per farne una scorpacciata (e su una c'era anche la signora che le raccoglieva e che nessuno aveva visto infrattata tra le foglie) per poi scendere a Ponteromito dove si uniscono a noi Santolo eRenata Proseguiamo fino al km 40+595 della ferrovia dove c'è il passaggio a livello/abitazione di Antonio e Annalisa. Ci fermiamo alla sbarra che chiude la strada proprio per permettere il passaggio del treno in sicurezza e restiamo li a chiacchierare con tutta la famiglia nell'attesa della carovana ferroviaria che viene preannunciata dal fischio e dal sollevarsi di una nuvoletta azzurrrina che si solleva ed espande sui binari quasi come la ferrovia volesse scrollarsi di dosso la polvere accumulata da quasi dieci anni di oblìo. Passa il treno, lentamente, salutando e intanto noi, rifocillati e riposati riprendiamo il nostro percorso con l'aggiunta di Carolina che prende posto sulla Vespa di Raffaele. Ora siamo in undici, proprio una bella squadra. Stiamo per imboccare l'Ofantina quando mi ricordo che li, a 300 mt c'è il nostro “Leone” meccanico con la sua iperattrezzata officina e punto vendita di motocicli. Decido che è giusto passare a salutarlo e così ci fermiamo davanti al cancello di Auriemma Motors ed il papà di Gaetano ci apre il cancello che ci permette di sciamare nel parcheggio. Gaetano è li con tutta la famiglia e ci saluta affettuosamente mentre i ragazzi approfittano per dare un occhio in giro e scovare una splendida vespa nera con targa svizzera ferma li davanti che Gaetano ha appena finito di restaurare. Un gioiello unico! Ancora qualche chiacchiera e poi è ora di muoversi, il treno non aspetta più di tanto ed imbocchiamo l'Ofantina fino all'uscita di Nusco. Lungo tutto il tragitto c'è gente appostata in ogni dove ad aspettare il passaggio e questo scandisce anche i tempi della nostra “corsa”: se le persone aspettano il treno non è ancora passato, altriemnti siamo in ritardo e dobbiamo recuperare. Incrociamo le carrozze ancora alla stazione di Campo di Nusco e poi di corsa verso Lioni dove ci sarà una sosta di un paio d'ore. Qui la gente è tantissima, all'esterno della stazione la Coldiretti ha allestito una serie di stand con prodotti tipici del territorio per rifocillare i viaggiatori e noi ne approfittiamo per un ottimo panino con la porchetta. Ancora un po' di girovagare tra le bancarelle e poi decidiamo con Valentinadi recarci al pub li vicino dove finalmente escono fuori delle birre fredde al punto giusto e dove facciamo un attimo il punto della situazione di quanto accaduto fino ad ora. Arriva anche Pietro, su di giri, felice come un pargolo con la sua scatola del trenino elettrico appena ricevuta in regalo ed è una cosa fantastica farsi coinvolgere dal suo entusiasmo contagioso. Sono ormai quasi le 15 e questa sarabanda va avanti da 5 ore e siamo ancora lontani dal traguardo. Si riparte, direzione Conza. Sulle sponde del lago la solita coinvolgente fascinazione ambientale induce a rallentare e godere di quel panorama. Incrociamo le vacche di Ennio, conosciuto nel giro precedente e poco dopo eccolo spuntare nei pressi della sua abitazione. Ci fermiamo a salutarlo e anche lui è contento di vedere un bel gruppo di persone che gli chiede di tutto e di più e non si lascia pregare per qualche foto insieme. Ciao Ennio alla prossima. Si va, ma su un avvallamento un po' più “avvallato” degli altri alla mia vespa si stacca la marmitta dal blocco motore trasformandola in un jet supersonico. Fermata obbligata per porre rimedio al più insulso dei problemi, risolto in pochi minuti anche grazie all'aiuto di Raffaele e di qualche “cavicio” ben assestato per rimettere la marmitta al suo posto che scotta come la lava di un vulcano. Ci infiliamo lungo la stradina più dissestata d'Europa per cogliere il treno in uno dei suoi passaggi più belli ma arriviamo praticamente insieme e sfuma un po' l'effetto panoramico della cosa. Allora si torna indietro ma prima salutiamo Nik, Antonio e gli altri che tornano verso casa. Buona strada ragazzi e grazie della compagnia. Proseguiamo io, Raffaele e Santino con le rispettive “zavorrine” scendendo di nuovo sull'Ofantina e aumentando l'andatura perchè il treno ci è davanti. Cerco di individuare la traversa che conduce alla fermata di San Tommaso del Piano, ultima tappa dove vorrei scattare qualche foto prima di Rocchetta, ma non riesco ad individuala così proseguiamo spediti verso lo svincolo di Rocchetta scalo dove giungiamo insieme al treno che sotto di noi fischia e sferraglia alla grande prima di fermarsi lungo il marciapiede brulicante di gente e con la solita grande banda musicale ad accoglierlo. Tripudio totale, con grandi sorrisi e viaggiatori un po' stravolti, ma l'Avellino/Rocchetta è questa, o la ami o la odi. Anche qui generosa accoglienza con cibi locali e vino, bianco, rosso, tanto, tantissimo, che va giù che è un piacere. Frenesia lungo il convoglio. Si sale, si scende, foto, balli, canti, schiamazzi, qualcuno prova a lamentarsi di qualsiasi cosa ma nessuno gli da ascolto, ripeto o la ami o la odi. Ma è già tempo di andare e quindi di nuovo in assetto di viaggio. Dico a Santino che voglio fare ancora qualche foto e mi avvio per la strada. Ora procediamo proprio affianco al treno salutando Antonio ed altri amici che ci riconoscono dal finestrino, ma ormai la mia Vespa è abbastanza riconoscibile in ogni metro quadrato di questo splendido territorio. Accelero per provare di nuovo a fermarmi alla stazioncina che abbiamo saltato prima e stavolta becco la traversina che conduce fin li ed è stranamente molto animata da.... una sposa che sta organizzando le sue foto in attesa del treno. Siamo solo io e Catia e portiamo il solito scompiglio avvisando i fotografi che il treno sta arrivando e intrufolandoci negli scatti agli sposi come solo noi sappiamo fare. Passato il treno, passata la festa, quindi ancora un po' di fastidio in qualche foto (perdonateci, ma spero ci mettiate nell'album con voi) e poi via, auguri e felicità. Riprendiamo la strada. Gli altri in Vespa ci hanno passati, li ho sentiti mente eravamo in stazione ma non avrebbero mai potuto vederci. Ci ritroviamo alla stazione di servizi nei pressi di Calitri. Per me la caccia al treno è terminata, ora c'è tutta la calma per poter rientrare a casa. Perdiamo ancora qualche minuto a parlare prima di salutare Santino e Renata che con la GTS300 ripartono prima di noi vecchi e lenti PX d'annata (e dannati). Riprendiamo il cammino e lungo le sponde del lago (stavolta sul lato opposto) ancora qualche minuto da dedicare ai paesaggi e alle vacche e pecore che bucolicamente pascolano ignare di questo trambusto che ha attraversato l'Irpinia. Ormai sono passate le 19 e il sole, ancora alto, non da più il calore di qualche ora prima. Ci accorgiamo di essere rossi come dei gamberetti con le nostre belle abbronzature a mezze maniche ma adesso è ora di infilare i giubotti. A Montella anche Raffaele e Carolina ci lasciano e riprendiamo la strada verso casa nella beata solitudine. Di nuovo passaggio per San Potito dove Catia intravede Maria Rosaria con cui ci fermiamo a chiacchierare e che è insieme alla sorella Gina a cui è un piacere stringere la mano di persona dopo tutto quello che ha sofferto. Grande Gina, coraggio e in bocca al lupo!! Ancora qualche chilometro e siamo nel caos della città, gli spazi sconfinati e il silenzio rotto solo dal ronzio dei motori ormai sono lontani. Giungiamo a casa verso le 20,15 e la discesa del garage ha sempre un che di malinconio, ma la giornata è stata fantastica soprattutto grazie all'entusiasmo che tutte le persone che erano in giro, in un modo o nell'altro, hanno messo in campo, creando una sorta di contagio collettivo che spero sia in grado di scuotere dal torpore la popolazione di questi territori, a mio avviso, assopita da troppo tempo. PS. Anche oggi (27 maggio) il treno è in giro, andate a vederlo, e buon viaggio a tutti!!
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VESPISTI D'IRPINIA! (e non solo). Nei giorni 26 e 27 maggio 2018 un grande evento interesserà la nostra Provincia. Dopo quasi 8 anni, la storica linea ferroviaria Avellino/Ponte Santa Venere-Rocchetta riapre i battenti con due viaggi effettuati con un convoglio speciale. I biglietti per salire sul treno sono finiti da un pezzo, ma l'idea, cari amici, è quella di seguire il treno sul suo tragitto lungo le strade Provinciali che costeggiano la ferrovia e accompagnare le carrozze fino alla stazione di Rocchetta San'Antonio (Fg). Lungo il tragitto ci sarà modo di scattare delle belle foto e sicuramente qualcuno dal treno potrà fotografare lo "sciame" di Vespe al seguito, quindi se venite colorati, imbandierati, rumorosi come più vi piace sarà certamente ancora più bello. Non fatevi chiamare uno per uno, non c'è tempo, ma sono sicuro che i Vespa club della Provincia non si faranno pregare, ma l'appello vale anche per gli amici pugliesi, quelli lucani e chiunque voglia partecipare a questo momento di grande festa. Vi aspetto, per strada!
É un mese di maggio molto strano. Piovoso, freddo, con venti che soffiano impetuosi dalla mattina alla sera. Ma questa domenica sembra esserci uno spiraglio di tregua. Avevo previsto un altro tipo di viaggio per questo weekend ma poi, per un motivo o per un altro, e anche a causa del maltempo, ho deciso di restare a casa. Per modo di dire... perchè poi, domenica, non ho resistito alla tentazione di girare, per l'ennesima volta, per la Provincia, come una trottola. Una trottola che però sa bene dove andare, a parte gli inevitabili tratti in cui davvero smarrisci la direzione e speri che spunti Sirio o qualche altro “Pino” a fartela ritrovare. Ma non siamo in dicembre, quella è un'altra storia, questa giornata è in solitaria, ma non in solitudine. La strada pullula di gente, di storie, di cose da vedere e cose da fare, se solo hai la voglia di viverla, non di percorrerla. Per questa domenica l'idea è abbastanza semplice. In previsione della riapertura della tratta ferroviaria Avellino/Rocchetta Sant'Antonio il prossimo 26 maggio, ho intenzione di capire quali possono essere i posti più suggestivi dove godersi lo spettacolo della locomotiva a vapore che sferraglia sul binario della storica linea. In verità so perfettamente quali sono, e non è che sia un gran mistero, ma sono convinto che lungo il tragitto si nascondo ancora tante sorprese. Il punto di partenza “ferroviario” non può che essere il ponte in mattoni a sedici arcate sul fiume Sabato ad Atripalda. Imponente, visto da sotto fa un po' paura pensare che il treno passi lassù, sospeso, in curva, senza alcuna protezione laterale. Mi ricorda un po' la storiella del calabrone che secondo le leggi della fisica non potrebbe volare e invece.... Da li mi dirigo verso il secondo grande appuntamento: Ponte Principe. C'è da arrivare a Lapio e preferisco farlo passando per San Potito Ultra, Parolise e Chiusano San Domenico, ma non lungo l'Ofantina vecchia bensì sulla vecchia Provinciale sconcia e malmessa. Da Chiusano si riprende l'Ofantina e si giunge a Lapio lungo la SP88 che conduce fin sotto il ponte ferroviario che, in maestoso silenzio, attende giorni migliori. Perdo una buona ventina di minuti a curiosare in luoghi che ormai conosco bene ma che non finiscono mai di sorprendere. Da li si risale in direzione di Taurasi lungo la SP215 che interseca la SP57 proprio prima di entrare nel paese del d.o.c.g. Irpino per eccellenza. Quest'ultima strada torna praticamente indietro rispetto alla precedente e mette in una posizione di vista privilegiate verso il ponte che si vede un po' più lontano ma anche più dall'alto nella sua magnificenza, contornato dalle colline ricoperte dai filari di vigne ordinati manco li avessero fatti con le squadrette (ammesso che ancora si usino). Mi fermo spesso lungo questi pochi km. La giornata è splendida e fredda come mai provato a maggio e quasi rimpiango i miei bei guanti imbottiti e lo scaldacollo. Poco più avanti la strada si biforca. Sulla destra, scendendo, si raggiunge la stazione di Taurasi e li vicino c'è un altro bel ponte in ferro molto basso rispetto alla strada e sicuramente il treno sembrerà di averlo addosso. Sulla sinistra invece si prosegue per Luogosano ed io imbocco questa strada che mi porta dritto dritto all'azienda vitivinicola Cav. Pepe, egregiamente gestita da Milena. Mi fermo nei pressi del cancello d'ingresso per scattare qualche altra bella foto e prima di ripartire mi affaccio sul piazzale dove ci sono parcheggiate diverse decine di Vespe. Beh, a questo punto salutiamo i “colleghi” tanto la giornata è ancora molto lunga. É il Vespa club Benevento che ha organizzato una bella giornata con visita in cantina e pranzo li nei dintorni. Appena entrato incontro l'amico di “curva” Giuseppe e dopo aver salutato Milena, che gentilmente mi invita ad assistere alla degustazione, ci accomodiamo nella sala dove la padrona di casa ci intratterrà per un ora facendoci assaggiare ben sette sue produzioni e narrandoci tutto ciò che può sul nettare di Bacco. Intanto, poco prima di iniziare ha fatto capolino tra i commensali anche Piero che riabbraccio sempre con affetto. Alle 13 siamo liberi di riprendere aognuno la sua strada e Piero, gentilmente, mi accompagna lungo quella che mi porterà fino a Paternopoli per poi raggiungere Castelfranci e scendere a Ponteromito dove la linea ferroviaria costeggia per un lungo tratto la strada. Poco fuori Ponteromito una piccola deviazione conduce ad un passaggio a livello al km 40,595 e li reputo che sia un altro dei posti più belli dove veder passare il convoglio. Scopro che è anche la casa di Annalisa, innamorata anche lei dei binari di questa linea e faccio la conoscenza di Antonio e di una bella fetta d'ananas che mi viene offerta mentre chiacchieriamo. Sono ormai le14,10 e nel mio stomaco c'è solo vino, quindi ben venga un po' di frutta. Riparto in direzione di Cassano e imbocco l'Ofantina. Subito dopo la rampa di immissione c'è un altro punto privilegiato per fotografare il treno (avevi ragione Pietro). Percorro l'arteria fino all'uscita di Nusco e da li riprendo la Provinciale 154 che costeggia la ferrovia dando l'impressione di poterla toccare in alcuni tratti. C'è la stazioncina di Campo di Nusco, ben tenuta, nel nulla quasi totale e poi la strada prosegue fino ad immettersi sulla Ex SS400 di Castelvetere che conduce dritti dritti a Lioni e all'unica stazione presenziata della tratta ferroviaria. Fin qui ho calcolato chilometri e tempi di percorrenza per vedere se sia fattibile “correre” appresso al treno, e lo è. Una breve sosta alla stazione e faccio la conoscenza di un ragazzo che mi chiede lumi sui treni in transito su quella linea perchè lui, che si è appena trasferito a Lioni, dovrà raggiungere Napoli per lavoro tutti i giorni. Gli faccio il quadro della situazione e il mio più grande in bocca al lupo. Riparto deciso a raggiungere il lago di Conza. Riprendo l'Ofantina ma dopo pochi km sono di nuovo fermo. C'è quello scorcio favoloso di rocce lì, sul lato sinistro, e ho sempre avuto il desiderio di affacciarmi da lassù per vedere scorrere il fiume in basso. Oggi ho tutto il tempo e no perdo l'occasione. Effettivamente il uogo è suggestivo, ma mi accorgo che più avanti c'è una piccola cascata e poi il rumore dell'acqua che cade...è troppo fragoroso per quella cascatella. Ancora un po' più avanti il rumore si fa più forte ma non si vede nulla. Scavalco il guard rail ma mi trovo immerso nei rovi (e nella munnezza, l'animacciavostra!!!) Il terreno è un po' impervio e non si capisce bene dove si stanno poggiando i piedi, ma c'è una flebile traccia di passaggio tra le sterpaglie che conducono fino ad uno strapiombo naturale di una ventina di metri di altezza e sulla sinistra il fiume, dopo la cascatella, fa un bel salto in una stretta gola prima di riprendere, dopo pochi metri, il suo percorso placidamente. Stupendo, se ci passate fermatevi, ma occhio!! Di nuovo in sella fino al bivio per il lago ma sbaglio a girare e mi trovo in una stradina che conduce sotto la ferrovia dove ci sono due ponti, quello in mattoni del vecchio tracciato e quello in cemento del nuovo, realizzato ai tempi della costruzione dell'invaso. Da li si ritorna sulla strada e il vento è fortissimo con i gabbiani che si divertono come i matti a restare sospesi a giocare con le folate. Il lago è “agitato”, forse mai lo avevo visto con le increspature, quasi piccole onde, ma le onde vere sono quelle del verde che mi circonda dappertutto creando sfumature di colori verdi di tutte le tonalità. Sono fermo ad osservare questo spettacolo e solo dopo qualche minuto mi accorgo che anche le vacche li intorno sono ferme ad osservare me che non ho tolto nemmeno il casco dalla testa. Proseguo lentamente fermandomi spesso perchè ad ogni metro il paesaggio cambia, anche grazie alle nuvole che corrono veloci e creano giochi di ombre sulle colline, con Cairano li in fondo pacata e maestosa come sempre. Ci sarebbe da star li fino al tramonto per godere in pieno di queste quinte sceniche che cambiano meravigliosamente in ogni attimo. Ancora più avanti, al bivio per quella stradina sconnessa e scassata che riscende verso il lago. Appena giro incontro una piccola mandria di vacche. Spengo il motore per non infastidirle e raggiungo l'ultima della fila che non mi ha sentito arrivare e procede placidamente per i fatti suoi. Quando si accorge di me si ferma e mi guarda e accenna ad una fuga continuando a guardarmi sottocchio senza vedere dove va e finendo quasi nella scarpata. Mi sento in colpa per averla spaventata ma intanto ho raggiunto il loro padrone che mi dice di passare tranquillamente e di fare attenzione perchè ci sono diversi cani randagi abbastanza incavolati li nei dintorni. Procedo con gli occhi aperti fino alla staccionata che chiude definitivamente la strada che passa in un altro dei punti privilegiati per guardare il treno. Scatto qualche foto e torno indietro fermandomi a conoscere e salutare il sig. Ennio, proprietario delle vacche che ora pascolano tranquillamente. Anche con lui faccio una bella chiacchierata interrotta perchè le vacche si sono allontanate e “....devo andare, perchè questa da sole fanno danni!” Grazie Ennio, passerò a trovarti con più calma. Si sta facendo ora di tornare verso casa, ma la regola del vespista prende il sopravvento e quindi non si fa dietro front bensì si prosegue verso Andretta. Arrivo in paese, ma proprio paesepaese, tanto da girare per gli stretti e intricati vicoletti del centro storico che ad un certo punto diventano scaloni, poi scalini, fino ad arrivare nel nulla. Giro, rigiro, fin quando, probabilmente incuriosita dal rumore insolito, una vecchina sdentata si affaccia da una porticina per vedere che succede, e sta per rientrare quando ormai sono vicino a lei. “signora, buonasera, come si fa a scendere verso la statale?” “Que è l'Annunzieet...”, “si, e come si scende verso il paese....” e mi fa un mezzo sorriso con il gesto della mano (vai, vai....). Grazie, molto utile... e davvero tenera come solo le persone anziane di paese sanno essere. Gira e rigira finalmente cenni di vita, anzi no. È il cimitero e c'è un funerale. Gente, tanta, a far capire (se ce ne fosse bisogno) che in luoghi come questi si conoscono tutti. Ho perso un bel po' di tempo ma bella Andretta, meritava. Decido di usare il navigatore per raggiungere velocemente Morra De Sanctis. Velocemente. Si. Chiaramente finisco in una di quelle interpoderali fatte solo nei momenti più duri del PinoIrpino (sempre grazie, Sirio) ma che sono anche le strade più spettacolari di questo territorio. Non arrivo a Morra, ma nel Comune di Morra, precisamente in contrada Castellari, dove in una curva spunta una graziosa chiesetta in pietra ed un bel campanile. Mi fermo, diamine, forse non saprei nemmeno tornarci, tanto vale dedicargli una visita. Si fa presto. La chiesa è quella classica campestre e li fuori ci sono tre vecchietti che mi dicono di tornare sabato e domenica prossima perchè ci sarà una grande festa in onore della Madonna, e lo capisco anche dall'enorme braciere poco distante, pronto ad essere acceso per arrostire. Ne approfitto per chiedere la strada per raggiungere Guardia dei Lombardi e altro che navigatore! Uno di loro mi spiega minuziosamente come fare (“a un certo punto trovi il cartello FRANA ma tu passa, non ti preoccupare”) ed effettivamente in men che non si dica raggiungo uno dei paesi più alti d'Irpinia e fa veramente freddo. Da li giù verso il bivio di Rocca San Felice poi di nuovo sulla Ex SS400 in direzione di Castelvetere. Cinque euro di miscela, giusto per sicurezza e poi rapidamente verso casa scendendo di nuovo da Parolise/San Potito e fino a Mercogliano. Poco meno di 200 km percorsi con l'unico fastidio del filo del freno anteriore che si è spezzato alla stazione di Taurasi e con la consapevolezza di non dover andare poi così lontano per passare una splendida giornata.
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Gennaio 2019
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