Qualcuno ci ha detto che siamo matti. Qualcuno si è fatto una bella risata. Qualcuno ci ha salutato con un pizzico di rammarico. Solo gli ultimi avevano una Vespa. Gli altri no. Se non hai una Vespa, hai voglia a leggere... Puoi solo cogliere l'aspetto folle di un weekend del genere, vissuto minuto per minuto con il fondoschiena che ulula li in basso ma che tu non senti perchè il “rombo” (eheh) del tuo “bolide” riempie i timpani fino ad oscurarlo.
I preparativi del venerdi sera sono stati blandi e sciatti, più o meno come sempre. Manutenzione zero vicino alla Vespa (nemmeno l'olio hai controllato, mi farà notare qualcuno....) e l'allegra consapevolezza che Sammy “rallenta” sempre meno, e stavolta, prima della prossima uscita, avrà bisogno di ganasce nuove. Bagaglio ridotto a meno dell'osso, anche perchè già so che dovrò tirar su anche le masserizie del Presidente La Manna che stavolta lascerà a casa i suoi gioielli per raggiungere la nostra destinazione con un altro gioiello e che quest'ultimo è sprovvisto di portapacchi, quindi i gregari faranno a gara per avere l'”onore” di portargli lo “stretto indispensabile” con un sacco a pelo che sembra una specie di wurstel gigante di colore blu. Sabato mattina l'appuntamento è al panificio dell'amico Enrico Savelli e mai luogo d'incontro fu più azzeccato. “Ci vediamo alle 11” e come sempre sono li dieci minuti prima. Nella beata solitudine mangio un pezzo di focaccia appoggiato all'ingresso del locale e vedo arrivare con tutta calma Alfredo, proveniente da Cava de Tirreni, che con meticolosità parcheggia la Vespa in bella vista sull'ampio marciapiede. Prima birra di rito (“ne prendo una e facciamo metà” - “va bene, ma prendi la familiare!”) e se prima eravamo in uno ad aspettare il presidente, adesso siamo in due ad aspettare il presidente. Arriva anche Angelo Galluccio a salutarci e avvertire il padrone di casa che i gitanti sono arrivati. Tra una chiacchiera, una birra e una pizzetta, si sono fatte le 11,50 e in lontananza finalmente spuntano i nostri eroi grottesi Enrico e Rocchino. Si va. No. Altro giro di birra e aspettiamo che giunga anche il nostro Izzo Santolo da Montemarano con la sua zavorrina Renata a bordo dell'ammiraglia GTS300 degna di ogni confort come una nave da crociera. Perfetto ora ci siamo tutti. Si va! No. Enrico si è allontanato e dobbiamo attendere il suo rientro per poter andare tutti a casa sua e prelevare la Vespa Rally con cui il presidente raggiungerà Fondi. Intorno alle 12,50 tutte le operazioni sono concluse e ci mettiamo davvero in cammino. 5 equipaggi con tre PX, una Rally ed una GTS con sei persone a bordo. Ho l'onore/onere di guidare il gruppo ed ho deciso di percorre la SS374 fino a Roccabascerana e poi da li, attraverso la strada ASI della Valle Caudina raggiungere la SS7 Appia che sarà (tranne che per alcuni tratti) nostra fedele compagna fino al traguardo. Viaggiamo alla solita andatura, circa 60 km/h, senza alcuna fretta e con una prima sosta dalle parti di Cervinara per fare miscela e sgranchirci dopo i prima 30 km. La giornata è splendida con un caldo che non si decide ad esplodere del tutto ma è sul punto di farlo. Ci rimettiamo subito in cammino per un'altra quarantina di km prima della vera sosta con pausa pranzo (parola grossa) tra Santa Maria Capua Vetere e Capua. Birra e patatine e va bene così per una quarantina di minuti di piacevoli chiacchiere. Sono ormai passate le 15 e ci muoviamo visto che abbiamo ancora più di un centinaio di km da fare. Oltrepassiamo Capua giusto nel centro e riprendiamo la statale costeggiando alcuni paesini della provincia di Caserta tra cui Francolise che svetta su un cucuzzolo con il suo castello a dominare il borgo. Il ponte sul Garigliano segna il confine tra Campania e Lazio e poco dopo lasciamo la SS7/quater per riprendere la via del mare e fermarci a Scauri per una nuova sosta dal benzinaio. Le Vespe sono tutte in buona forma ed i fastidi sono ridotti al minimo senza niente di serio. Pochi km e siamo a Formia e poi subito Gaeta con Alfredo che smania per farsi la foto sotto il cartello all'ingresso della città che però non troviamo da nessuna parte quindi, caro Alfredo, foto rimandata al viaggio di ritorno (forse, chissà, ma anche no). Prende la testa Santino che questi luoghi li conosce bene e decide di farci fare un bel giro panoramico lungo la marina e giungiamo fin quasi a Terracina prima di imboccare la strada per Fondi, nostra mèta della giornata. E' un andare molto piacevole e intorno alle 17 giungiamo ai piedi del castello di questa splendida cittadina in cui non ero mai stato. Ci sono già un bel po' di Vespe giunte da tutta Italia e il primo che incontro (manco avesse fiutato l'odore) è Luca Guerrini, che con il suo sorriso viene a salutarmi e a chiedermi notizie del piccolo viaggiatore sistemato nel cassettino della mia Vespa. Si perchè Luca mi aveva contattato qualche giorno prima per chiedermi di portargli uno dei nostri caciocavalli destinato all'impiccaggione per farlo assaggiare alla sua mamma, e il dono viene consegnato nelle sue mani. Mi raccomando Luca, sai cosa ne devi fare e buon appetito. Intanto Alfredo è già partito alla ricerca di fasce/toppe/gadget/memorabilia e penso che avremo bisogno di un furgone per portare a casa tutto ciò che gli capita a portata di mano. Io invece sono alla ricerca di “mon ami le professeur” che dalla sua Gallipoli è giunto fin qui. Lo chiamo al telefono e mi dice che è dall'altro lato del castello e li lo trovo placidamente seduto al tavolino di un bar con altri amici e con le cartine della Russia e della Georgia sul tavolino. Ogni volta che riabbraccio Stefano Medvedich e inizio a chiacchierare con lui ho la sensazione che la giornata potrebbe tranquillamente finire li senza dover andare a cercare altro. Non è solo ciò che ha vissuto e come lo ha vissuto, ma anche la maniera in cui lo racconta che ti fa pendere dalle sue labbra ed immaginare i luoghi, le situazioni ed i personaggi che ha incontrato. E poi il contesto che ci circonda è straordinario, con questo castello che affaccia su una piazzetta animata dagli schiamazzi dei bambini che giocano e, poco più in la, altri vespisti che giungono alla spicciolata con rombanti sgasate che appestano l'aria. I miei compagni di viaggio mi cercano perchè dobbiamo raggiungere il campeggio dove passeremo la notte. Saluto Stefano rimandandolo ad un secondo incontro magari in serata e ci rimettiamo in sella verso il litorale. Un'altra quindicina di km fino al camping S.Anastasia dove ci accoglie una gentile signora e, nascosti tra i cespugli, un centinaio di agguerriti reggimenti di zanzare, assatanate come i più sangsanguinosi guerriglieri delle zone di guerra. Ci deportano a circa un chilometro dall'ingresso e ci comunicano che dopo le 22 non potremo più entrare nel campeggio con le vespe quindi decidiamo di non muoverci più con i nostri mezzi fino al mattino seguente e addio serata a Fondi. Nel campeggio comunque non mancano le cose da fare. Innanzitutto montare le tende sotto una tettoia che ci hanno riservato. C'è un'umidità pazzesca e le “zanze” hanno scelto la loro vittima sacrificale: Santino. Viene bersagliato all'istante in ogni dove costringendo l'ottima Renata a procurarsi immediatamente una bomboletta di Autan con cui tenere lontane le nostre simpatiche compagne della serata che sembrano dei piccoli droni a caccia di sangue. Monto velocemente la tenda munito di passamontagna manco fossi pronto per una rapina e resto incolume dai pizzichi delle assassine. Intanto Alfredo ha scovato, solo lui e Dio sanno come, un altro vespista proveniente da Genova con cui scambiare la fascia. Ultimato il montaggio ci rechiamo tutti alla ricerca del camper del suddetto e dopo quattro chiacchiere e foto di rito un altro cimelio è portato a casa dal nostro collezionista. Ormai sono le 20,30 e ci ricordiamo di avere anche uno stomaco che ormai è stato abbandonato al suo triste destino di solitudine. Il self service del camping offre un bel po' di pietanze e si decide di consumare li la cena con ancora un bel po' di cazzeggio a tavola prima di tornare alle tende dove, come spesso accade, la stanchezza presenta il conto di una giornata vissuta tutta d'un fiato. Non sono nemmeno le 22 quando stramazzo definitivamente al suolo (nel vero senso della parola) riuscendo a togliere solo le scarpe. Credo di avre dormito di filato fino alle 2, ora in cui mi sono svegliato cullato dal ritmo sincopato del russare di Alfredo e Rocchino che in alcuni momenti andavano a tempo alternando i loro “fiati” in una melodia quasi piacevole intervallata da qualche acuto solista di Santino. Credo di aver preso sonno nuovamente intorno alle 3.30 in un'aria umidiccia che ad un certo punto mi ha fatto pensare di aver montato la tenda al centro di una palude. Alle 6.30 sono di nuovo sveglio e decido di saltar fuori dalla tenda. Prima di uscire raccatto tutto ciò che ho sparpagliato in giro e dopo 10 minuti la tenda è già smontata. I miei movimenti svegliano anche il resto del gruppo tranne Renata che probabilmente non ha chiuso occhio tutta la notte a causa dellanostra performance russesca. C'è un aria che sfiora il 100% di umidità con un qualcosa di misto tra la foschia e la nebbia che ci avvolge infradiciando tutto ciò con cui viene a contatto. Le comiche iniziano quando dobbiamo chiudere la tenda di Alfredo, una di quelle che si aprono in due secondi e si chiudono in un mese se non sai effettuare le giuste manovre. Sotto l'attenta regia di Renata (e alla fine anche con i suo aiuto materiale) riusciamo nell'impresa che ad un certo punto aveva raggiunto toni grotteschi con questi tre individui ad armeggiare intorno all'oggetto in uno strano balletto. Con calma, molta calma, ognuno mette in ordine le sue cose e verso le 8,15 siamo pronti per tornare a Fondi. Faccio una volata solitaria al bancomat li nelle vicinanze e approfitto per fare il pieno. Quando imbocco la strada per Fondi sono in ottima compagnia insieme ad una ventina di vespisti, molti dei quali sulle loro 50 special tirate a lucido che fanno un gran casino e sfrecciano come schegge. Ai piedi del castello si respira l'aria del raduno delle grandi occasioni. Frotte di “colleghi” arrivano ad ondate ed io mi riunisco al mio gruppo che già ha parcheggiato in mezzo agli altri accolto dagli scatti fotografici di Francesco Muroni. E' un piacere incontrarlo e riabbracciarlo con grande affetto. Anche lui ne ha sempre da raccontare e i minuti passano senza che te ne accorgi. Intanto Alfredo ha ripreso la caccia è porta scompiglio tra i vespisti di tutta Italia. Riappare Stefano e in sua compagnia anche beppe vc Bulciago che arriva dritto dritto dalla Provincia di Lecco. Grande Beppe, spero di passare a salutarti prima o poi. Con Stefano proviamo a telefonare al nostro “King of Tartarian” Mimy Domenico, alias Ciccio Il Conte che pure ci aveva fatto sperare in un suo arrivo in extremis a bordo del suo Africone Rombante, ma purtroppo non riusciamo a metterci in contatto. Pazienza Mimy, sarà per la prossima. Intanto siamo diventati tantissimi, centinaia e centinaia, e prima che il bar venga preso d'assalto sbrighiamo anche la pratica colazione. Torno alla ricerca di Stefano e con lui resto a chiacchierare un po' in disparte su una panchina al fresco di un alberello con vista sul castello e sulle Vespa Rally provenienti da ogni dove che si vanno allineando pian piano di fronte a noi. Da Avellino arrivano anche i nostri rinforzi. Ci raggiungono Enrico e Fiore, insieme alla moglie, con altre due splendide Rally rosse come il fuoco che risplendono al sole di questa fantastica giornata. Ancora pochi minuti ed inizierà il giro organizzato dai ragazzi del Vespa Club Fondi “Briganti” che hanno organizzato questo raduno. Stefano mi comunica che non prenderà parte al giro preferendo restare li a guardarci partire così lo saluto augurandogli buona strada per le sue prossime avventure e sperando di rivederlo al più presto (e magari sapere che ha iniziato il primo capitolo del suo nuovo libro sul viaggio in Russia visto che l'introduzione è bella e che fatta da un pezzo). Vado alla ricerca di tutti gli altri globetrotter per salutarli perchè tanto anche noi, dopo il giro, prenderemo la via di casa. Ciao Luca, ciao Francesco, ciao Beppe e ciao a tutti gli altri che ho incontrato, è sempre un piacere passare del tempo in mezzo a voi. Si va, nella solita nuvola di fumo azzurrognolo e rombi rombanti. Ci dirigiamo lungo una provinciale che ci porta nell'entroterra e in certi punti ho la sensazione di scalare il famigerato Passo del Bracco che prima o poi vedrà di nuovo le mie ruote per portare a termine l'impresa mancata di due anni fa. La strada fila via tra colline ora brulle ora ricche di vegetazione. Giungiamo ad Itri il cui centro storico si staglia al di sotto di un altro bel castello che fa l'occhiolino dalla cima di una rupe, ma il nostro tragitto ci spinge lungo un altra provinciale che adesso ci porta dritti dritti verso il mare che pian piano si fa largo tra le colline brulle tagliate dalla strada, dove lo sciame di Vespe si snoda lentamente e lungo il quale ci fermiamo più volte per scattare qualche foto ai fantastici panorami che ci circondano. Un giro di circa 30 km che terminiamo dalle parti di Sperlonga dove le nostre strade si dividono da quelle degli altri che torneranno a Fondi mentre noi, dopo aver scambiato la fascia con il Vespa club Gaeta (per la gioia repressa di Alfredo che non ci era riuscito) scendiamo verso il mare lungo il tragitto che ci riporterà a casa. Pochi chilometri e la sosta è d'obbligo in località Capovento lungo la via Flacca (SR 213) dal tipo che vende panini con la porchetta dove mi ero fermato due anni fa tornando in solitaria dalla Liguria. Non mi faccio sfuggire l'occasione di salutarlo e ricordargli del nostro primo incontro e “Bimbo” (questo il nome con cui si presenta) si mostra molto lusingato di ciò che gli sto raccontando e continua ad offrirmi pezzi di salsiccia arrostita. Per contraccambiare la sua generosità gli faccio dono del gadget del raduno, il cappello rosso, che indossa subito dicendomi che lo userà sempre visto che andiamo incontro all'estate. Che personaggi che si incontrano per strada se solo hai il modo di farli parlare e raccontare ciò che hanno vissuto apprezzando generosamente ciò che ti offrono. La sosta si prolunga a tavola perchè il posto davvero merita ed il mare, laggiù in basso, è un richiamo irresistibile. Ma è ora di andare e la strada è ancora tanta. Saluti e alla prossima Bimbo. Giù, giù fino a Gaeta e poi il bivio per la SS7 Quater, di nuovo il Garigliano e un paio di soste per rifornimenti vari (miscela e birra). Dopo la Domiziana via lungo l'asse mediano e rapidamente siamo a Nola e da li pochi chilometri per tornare in Provincia di Avellino e lungo i tornanti di Monteforte Irpino Santino e Renata ci salutano per proseguire verso casa mentre noi raggiungiamo casa Savelli da cui siamo partiti dove il padrone di casa decide di congedarci non prima di aver offerto soppressate, pancetta, formaggio, pane e vino per i saluti finali di due giorni passati in grande compagnia. I ringraziamenti sono d'obbligo per tutti, soprattutto per Samantha che ha iniziato ad accusare qualche problema alla frizione quando eravamo ormai dalle parti di casa, quasi a dirmi che in questi 15 giorni sarà meglio darle una controllata più approfondita prima della prossima uscita. In totale 430 km percorsi sempre a cuor leggero, sempre con il sole in faccia, sempre con la voglia di ripartire. Ciao ragazzi, ci vediamo in giro. Flaviano Oliviero.
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Gennaio 2019
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